L’uomo da quando ha vissuto in piccoli gruppi, nei villaggi, ha mantenuto l’equilibrio naturale delle risorse, perché i pochi rifiuti che produceva erano riciclati completamente dall’ambiente. Gli oggetti erano costituiti soprattutto da materiali naturali che potevano essere gettati via in modo indifferenziato e incontrollato, dove capitava.
Dalla nascita delle prime città e fino ai primi del XVIII secolo d.C., l’economia della stragrande maggioranza delle famiglie che vivevano sia in città, sia in campagna era fondata sull’arte del riciclo e del “non spreco”: le cose da buttare erano veramente poche.
Prima dell’ industrializzazione il problema dei rifiuti era sentito in modo marginale, gli scarti che l’uomo produceva erano simili ai cibi che la natura offriva, manipolati, lavorati, ma sostanzialmente simili. Inoltre, c’era l’abitudine nelle famiglie, di non sprecare niente e di avere cura delle cose, ed utilizzarle più volte per scopi diversi.
La produzione di rifiuti ha cominciato ad assumere aspetti preoccupanti, associati a gravi problemi ecologici, in seguito ai processi di industrializzazione e con la formazione dei grandi agglomerati urbani.
Nel secondo dopoguerra nasce la cosiddetta “civiltà dei consumi”: da quel momento la quantità di rifiuti è aumentata vertiginosamente, in particolare materiale organico, il vetro, la carta e prodotti nuovi come le plastiche e i materiali delle industrie chimiche e siderurgiche.
Inoltre sono profondamente cambiate le condizioni del mercato e le abitudini della popolazione, legate ad un miglioramento complessivo delle condizioni economiche.
Sono stati immessi sul mercato oggetti più economici, ma meno durevoli, che hanno facilitato il diffondersi dell’abitudine dell’ “usa e getta” che, se da un lato ha dei vantaggi, soprattutto dal punto di vista igienico e del risparmio del tempo, dall’altro contribuisce allo spreco di risorse e all’aumento dei quantitativi di rifiuti. Il risultato è stata una crescita smodata dei rifiuti, che sono diventati il simbolo in negativo della ricchezza e del benessere. Durante la crescita si è perso per strada il gusto del riciclaggio, del recupero e del riutilizzo.
Oggi, la corretta gestione dei rifiuti rappresenta uno dei principali obiettivi che una società avanzata deve porsi per concorrere al benessere dei propri cittadini e per assicurare la salvaguardia dell’ambiente e garantirne la fruizione anche per le generazioni future. Una corretta politica di gestione dei rifiuti deve, pertanto, concretizzarsi necessariamente attraverso:
– il potenziamento e il miglioramento delle raccolte differenziate;
– l’individuazione di un sistema coordinato di recupero e di smaltimento finale dei rifiuti che residuano dalle raccolte differenziate.
Scarica il documento La Storia in chiave rifiutologica.